Da tempo sono note le difficoltà nel funzionamento della Commissione Centrale per gli Esercenti le Professioni Sanitarie, in sigla CCEPS. La commissione esercita il giudizio di secondo grado, a seguito di ricorso, nel contenzioso tra iscritti agli ordini delle professioni sanitarie in materia di elezioni e di sanzioni disciplinari. Le difficoltà verificatesi riguardano prevalentemente questioni di composizione e dei suoi membri. Di fatto la Commissione è inattiva da vari anni. Ora il Governo ha deciso di istituire una “sezione stralcio” per la definizione dei procedimenti pendenti fino al 31 dicembre 2024. Il provvedimento istitutivo della sezione stralcio è previsto dal D.L. 14/03/2025, n. 25 convertito nella legge 09/05/2025, 69 e la composizione sarà definita con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. La sezione stralcio si occuperà unicamente dei procedimenti riguardanti le sanzioni dell’avvertimento, della censura e della sospensione; non delle radiazioni.

Vale la pena, al di là della notizia, di ricordare che la presentazione del ricorso avverso un provvedimento disciplinare determina l’automatica sospensione del provvedimento stesso fino alla conclusione della decisione di secondo grado contro la quale è possibile solo il ricorso alla Corte di Cassazione a sezioni unite.

Il provvedimento di cui sopra recita inoltre testualmente che, con decreto del Presidente della Repubblica da emanarsi entro trenta giorni, sarà emanato il regolamento contenente la riforma complessiva della Commissione al fine di “conformare la disciplina della Commissione centrale per gli esercenti le professioni sanitarie al complessivo riordino delle professioni sanitarie di cui alla legge 11 gennaio 2018, n. 3“. A tale proposito si auspica che venga data pratica applicazione alla norma contenuta in tale legge che prevede la separazione delle funzioni istruttorie da quelle giudicanti da parte degli ordini. In pratica finora il consiglio dell’ordine istruisce la pratica contenente l’addebito a carico dell’iscritto che poi viene giudicato dal medesimo ordine che lo aveva accusato, creando così una vera e propria anomalia rispetto alla più generale disciplina in tema penale.

Prof. Maurizio Cini – Presidente dell’Associazione Scientifica Farmacisti Italiani (ASFI)