CANCELLATO UN OBBROBRIO

Come già comunicato, la Conferenza stato-regioni nella riunione del 25 maggio scorso ha posto fine a quello che ho sempre considerato un obbrobrio ed un oltraggio alla professione di farmacista (ma anche a tutte quelle che, per l’esercizio, richiedono un’abilitazione dello stato) con l’aggravante che l’obbrobrio veniva perpetrato nei confronti dei colleghi più giovani.

Le regioni si sono infatti così accordate: “Non sono attivabili tirocini in favore di professionisti abilitati o qualificati all’esercizio di professioni regolamentate per attività tipiche ovvero riservate alla professione”

Per chi contava di continuare a sfruttare l’impegno professionale dei giovani laureati (abilitati e iscritti all’albo) la pacchia è finita.

Ieri sera, nel sontuoso contesto del Nobile Collegio Chimico Farmaceutico in Roma, si è tenuto un convegno, presieduto dal Dott. Emilio Croce, cui ha partecipato l’Assessore al lavoro della regione Lazio con tutto il suo staff che ha lavorato un anno intero per trovare le migliori condizioni adatte al superamento dei “tirocini formativi e di orientamento” assegnati a giovani farmacisti. Erano presenti, oltre al Dott. Croce presidente dell’Ordine di Roma, anche i presidenti degli ordini delle altre province laziali, gli unici che non si erano adagiati su posizioni di comodo a differenza di tutti gli altri ordini che avrebbero potuto applicare quanto previsto dall’art. 18 del codice deontologico a proposito di sfruttamento dei colleghi.

Se qualcuno dirà “la legge non lo vietava” gli rispondo che lo vietava la corretta interpretazione della legge nazionale e di quelle regionali per le quali, forse peccando di ingenuità, mai il legislatore avrebbe potuto pensare che la situazione occupazionale dei farmacisti fosse così grave da fare accettare rapporti di lavoro umilianti da parte di colleghi – e ripeto Colleghi – all’inizio della carriera con retribuzioni – si fa per dire – da 400 a 500 euro mensili a tempo pieno.

Ora termineranno i rapporti in corso e poi mai più dovranno ripetersi vicende simili che possono solo allargare il baratro tra colleghi titolari e non titolari compromettendo così l’autorevolezza dell’intera categoria professionale formata da circa novantamila iscritti agli ordini provinciali.

L’eliminazione dei cosiddetti tirocini formativi e di orientamento o anche “extracurriculari” non sarà però sufficiente a risolvere i problemi occupazionali. Bisognerà che chi ne ha il potere (ma anche il dovere) agisca sulle altre forme di illegalità esistenti come il lavoro a titolo gratuito per il conseguimento dell’idoneità alla titolarità (e forse a breve anche alla direzione di farmacia) o, peggio, l’abusivismo professionale da parte dei cosiddetti “camici neri”, che talvolta non esitano a “sbiancarsi”, indossati da chi non ha titolo per esercitare la professione.

Non si dica che gli ordini, la cui riforma sembra avanzare con indicibili difficoltà, non hanno potere per farlo. I poteri li hanno ma vanno esercitati colpendo nelle situazioni gravi e non rincorrendo le “soffiate” che finiscono regolarmente con l’archiviazione. Per condurre queste iniziative occorre volontà e, per avercela, occorre totale indipendenza da interessi o condizionamenti. Queste qualità possono essere premiate esercitando il diritto di voto nei confronti di chi può fregiarsi di una carriera integerrima sotto il profilo professionale e umano.

Concludo invitando i lettori a meditare per tempo sul fatto che nel prossimo autunno si rinnoveranno i consigli degli ordini professionali. Se si vuole cambiare qualcosa ci si deve fare carico anche di questa incombenza che, per stanchezza o rassegnazione, viene sempre meno considerata non solo un diritto ma anche un dovere verso la categoria cui si appartiene.

23 giugno 2917